L’incertezza rende il Mediterraneo un luogo ad alto rischio, serve quindi ridurre i pericoli del bacino aumentando il dialogo tra i popoli e incrementando la comunicazione di alta qualità  nella contemporanea connettività e nella capacità di originare permanenti occasioni di incontro.

Le frammentazioni dei paesaggi di terra e di mare del Mediterraneo definiscono le azioni umane costiere mentre le pressioni delle politiche delle terre interne influiscono sui sistemi di vita dei Paesi della vecchia Europa, dell’Asia, del Medio Oriente, dell’Africa.

Parlare quindi di Mediterraneo oggi significa non solo risvegliare un interesse storico importantissimo ma vivere la contemporaneità di un mare che raccoglie le “correnti” di pensiero, di azione politica ed economica.

Solo un ambito di studio ridotto può pensare di espletare i compiti sociologici riducendo alle opinioni di alcuni leader politici o economici i processi regionali di governo istituzionale, noi siamo convinti che le “reti” del Mediterraneo si presentino oggi con una sconcertante varietà di strutture e dimensioni che sia opportuno quindi far parlare i “media” capaci di intercettare il quotidiano vivere, sentire e divenire di un palcoscenico destinato a influenzare i prossimi  anni le relazioni internazionali del mondo. La nostra curiosità per il Mediterraneo può risalire al secondo millennio A.C. ed è soddisfatta dall’abbondanza di reliquie ma dobbiamo arrivare al XVIII secolo, con Napoleone ed i suoi studiosi, per veder portata alla ribalta una civiltà antica come quella degli Egizi imporsi all’attenzione dell’Europa.

Napoleone Bonaparte, il 18 maggio del 1798, salpò da Tolone con una forza di oltre 35.000 uomini, quattrocento navi e oltre mille pezzi di artiglieria, con destinazione Alessandria d'Egitto. Agli interessi puramente militari della spedizione, altri di tipo scientifico immediatamente si affiancarono: era quella una straordinaria occasione per documentare un Paese sconosciuto a cui l'Europa guardava con spasmodico interesse, inoltre la massiccia presenza militare avrebbe consentito la sicurezza necessaria per indagare il territorio. Vennero così aggregati alla spedizione oltre 160 “savants”, dotti nelle più svariate discipline, con il compito di raccogliere quanti più elementi possibile riguardanti l'ambiente naturale, quello artistico e quello scientifico.

Se la spedizione militare non sortì i risultati sperati  quella scientifica assolse in pieno i suoi compiti, consentendo a breve, con i dati raccolti, la pubblicazione della monumentale opera scientifica la “Description de l'Egypte”. Quest'opera, con la sua vasta diffusione negli ambienti culturali del tempo, consentì la riscoperta dell'Egitto ed un rinnovato e prepotente interesse dell'Occidente. Un altro merito scientifico della spedizione napoleonica, fu il rinvenimento, nel 1799, durante i lavori di ripristino di una installazione militare nella località di Rashid (Rosetta), di una lastra in pietra nera ricoperta visibile a Torino,  nel Museo Egizio, attrattore turistico di livello internazionale.

La pietra, poi detta Stele di Rosetta, costituì la chiave di volta che permise, nel 1822, al giovane grenoblese, JeanFrançoise Champollion, di giungere al deciframento dell'antica scrittura degli egizi, ridando voce a migliaia di documenti. Nell'autunno del 1802, dopo la ritirata delle truppe francesi dall'Egitto oramai in mano inglese, Napoleone stesso aveva disposto l'invio ad Alessandria, in qualità di Sottocommissario alle Relazioni Commerciali per la Francia, Bernardino Michele Maria Drovetti, un giovane intellettuale piemontese originario di Barbania, che entusiasticamente aveva abbracciato i nuovi ideali propugnati dalla Rivoluzione Francese. Bernardino Drovetti sbarcò ad Alessandria d' Egitto il 29 maggio del 1803 e presto entrò in contatto con il vicerè d'Egitto Mohammed Aly, con il quale strinse una salda amicizia cooperando a importanti progetti tendenti a modernizzare il Paese, favorendo iniziative di carattere agrario e industriale. Intanto in tutta Europa andava crescendo, specie negli ambienti culturalmente avanzati, l'interesse per l'antica civiltà egiziana, pressochè sconosciuta, e per le sue imponenti rovine, documentate dai primi resoconti e pubblicazioni dei savants.

Questo excursus ha solo l’intenzione di suggerire come guardare ai nuovi approcci e quindi abbracciare la tecnica del dialogo e della educazione peer to peer, l’accrescimento culturale tra pari, che, attraverso passaggi organizzati per aree tematiche non mancherà di stupire i partecipanti per la ricchezza culturale, umana e la generazione di quella intelligenza collettiva fondamentale ad un percorso di pace e crescita economica.
Costruiremo insieme un “ambiente comunicativo” brulicante di vita. Oggi il Mediterraneo è attraente dal punto di vista turistico, con il suo sole, mare, cibo ma, oltre a ciò, è via di fuga dalle guerre del suo entroterra, è sostenibilità ambientale da rivedersi nelle sue coste.

Ripensare quindi alle relazioni politiche e culturali è una necessità urgente in considerazione dell’assetto geopolitico attuale e del prossimo futuro.
L’Unione per il Mediterraneo invita ad una politica di vicinanza, di pluralismo, di dialogo in materia di commerci, immigrazione, ambiente, lotta al terrorismo e quant’altro.
Noi desideriamo in generale fotografare annualmente un luogo in continuo cambiamento, che con ottimismo può aiutare la metamorfosi di tutti i paesi moderni. Parliamone!


di Efrem Bovo
Delegato formazione Unione Giornalisti e Comunicatori Europei